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Italiani a Dublino: Intervista con Maggie

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Per la serie Interviste agli Italiani a Dublino questa volta abbiamo avuto il piacere di poter scambiare quattro chiacchere con la simpatica Margaret, per gli amici Maggie, Romagnola della provincia di Forlì. Maggie vive a Dublino da 6 mesi ed è rimasta molto entusiasta del cambio di vita. Durante l’intervista ci parlerà di quello che sono principalmente le differenze tra vivere a Dublino e in Italia, di cosa l’ha spinta a trasferirsi nella capitale Irlandese e quali sono gli eventuali progetti che ha in mente per il futuro. Attualmente lavora per Google Maps a Dublino.

Italiani a Dublino: intervista a Maggie

Redazione: Ciao Maggie, sei approdata a Dublino 6 mesi fa, quindi possiamo dire sei ancora fresca di questa capitale Europea. Colgo subito l’occasione per chiederti cosa ne pensi di Dublino?

Maggie: La cosa che mi piace particolarmente di Dublino è il fatto di essere una città multiculturale come Londra ma senza la ressa di Londra. Gli Irlandesi, in modo particolare i Dublinesi, si sono rivelati gentili e disponibili: molto easy going. Questa è una cosa che mi ha colpito tantissimo degli Irlandesi al mio arrivo a Dublino lo scorso Novembre. Infatti, stavo camminando su Grafton street consultando la mappa; una persona mi ferma e mi chiede se io mi fossi persa e la mia direzione. Avendogli dato la mia direzione mi ha accompagnato esattamente nel posto che sarei dovuta andare. Non mi è mai capitato in nessun altra città, specialmente quando sono andata a Londra. Questo è stato uno dei motivi per il quale ho deciso poi di rimanere a Dublino.

Redazione: Non per fare paragoni, ma dopo sei mesi che abiti a Dublino, qual’è la differenza tra vivere in Italia e vivere in Irlanda? Cosa secondo te può essere migliorato dell’Italia e cosa magari potrebbe essere cambiato a Dublino?

Maggy: Prima di tutto ho notato che in Irlanda esiste il termine organizzazione. Vai in un ufficio pubblico e vedi che funziona e che sono molto efficienti. Non ti spediscono da un ufficio all’altro, mentre in Italia la burocrazia regna. In Irlanda questa cosa non succede. Come proprio in un ufficio del nord Europa. E’ proprio una cultura del rendere al cittadino le cose più semplificate e più facili. Cosa che in Italia non avviene. I pro dell’Italia invece, prima di tutto l’Italia è la mia terra, come non parlare dei colori, dei profumi, del clima, cosa che mi mancano molto. Ad esempio qua a Dublino non vedi il sole che è molto pallido. Questo influisce molto su un Italiano che vuole vivere a Dublino o in Irlanda per un lungo periodo di tempo.

Redazione: Mi faceva notare una ragazza Italiana che a Dublino manca la “cultura della piazza”, luogo dove le persone si incontrano o si mettono a sedere sulle panchine per conversare o gustarsi un gelato. Cosa ne pensi?

Maggie: Si, infatti una cosa che mi manca è il famoso “struscio” (ndr. fare avanti e indietro per una via pedonale principale della città con amici e amiche, dove vi sono negozi e punti di ritrovo). E’ una cosa che fai in centro. Un altra cosa è la cultura dell’aperitivo o dell’apericena, che in un paese nordico non cè. Pero’ da bravi Italiani a Dublino abbiamo introdotto lo Spritz hour, adesso presente in molti locali in centro. Queste cose sono le maggiori che mi hanno colpito di più rispetto che all’Italia. Anche se, la cosa che mi manca dell’Italia è appunto il clima, la cultura, i colori, le voci, il lavoro. Il nostro è un paese talmente ricco, ha talmente tutto che forse è proprio per questo che non sa gestire. Mentre probabilmente gli Irlandesi hanno relativamente meno cose. In questa maniera si riescono meglio a gestire e farle funzionare bene.

Redazione: Anche il fatto di sapersi anche vendere, come ad esempio quest’anno con il  The Gathering 2013 e la visita di personaggi famosi alla Fabbrica della Guinness.

Maggie: Esatto! Addirittura ho partecipato al The People’s parade. E’ stata una esperienza divertente. Il mio primissimo San Patrizio l’ho fatto sfilando come partecipante alla parata. Da noi ci sono queste cose ma come sempre tende in Italia a subentrare la mentalità del Provinciale: Questa è una cosa nuova,oddio è una cosa gia vista, oddio la lascio agli altri farla. Gli Italiani dovrebbero imparare ad essere più attori che comparse ed essere più coninvolti.

Redazione: Cosa ne pensi che ad esempio nelle varie regioni di Italia ci sono ditte che producono prodotti qualitativamente superiori come la mozzarella di Bufala o il Parmigiano Reggiano, ma anche tanti altri e che da una parte, rispetto ad altri paesi Europei non sono capaci a vendersi e farsi valere per i propri prodotti. Ma non solo, spesso si nota come tra le varie ditte che producono uno stesso prodotto si fanno “guerra” tra di loro.

Maggie: Penso che sia un difetto tipicamente Italiano, nel senso che “Il mio è migliore che del tuo”. In Irlanda ad esempio ho notato la cultura del Team, per il quale “Insieme siamo meglio” oppure “Insieme facciamo di più”. Quando vivevo in Italia ho avuto modo di lavorare sia in grandi ditte multinazionali ma anche in ditte che seppur importanti avevano un modesto numero di personale, ma la storia non cambiava: non si sanno vendere ne si sanno organizzare. Ognuno si fa concorrenza fra se stessi. E’ pur vero che esistono i Consorzi e la marchiatura D.o.p. (Di Origine Protetta). Noi abbiamo una ricchezza incredibile, cosa che in Irlanda, gli Irlandesi o comunque il mondo ci può invidiare ma che non siamo in grado di valorizzarlo, che probabilmente non abbiamo tanta voglia di valorizzarlo. Perchè noi tendenzialmente siamo un popolo, si è vero, siamo belli, siamo bravi, però il mondo lo sa già e poi quell’essere bello e bravo in cosa si trasforma?

Redazione: Cosa ne pensi della attuale situazione politica in Italia?

Maggie: Ci spero. Ci spero ancora. Perchè io sono mamma di un bimbo di 4 anni e se smetto di sperare nella politica Italiana adesso significa di smettere di sperare per il futuro di mio figlio. Siamo in difficoltà, questo è vero. Siamo in grossissime difficoltà, però è anche vero che se non ci diamo un opportunità, sopratutto con il dialogo non arriveremo a niente. Noi siamo un popolo che negli ultimi vent’anni si è abituato ad accoltellarsi vicendevolmente, politicamente parlando. C’è chi ha gridato all’uso delle armi, alla rivoluzione. Io sono convinta che la rivoluzione vada fatta con le persone, vada fatta parlando e anche mandandosi a quel paese se necessario, ma non certamente con le armi. Io ci credo ancora ed il fatto stesso che io stia lavorando all’estero non è per una mancanza di opportunità a casa, ma per una maggiore opportunità altrove. La ricchezza che potrei portare, ritornando al mio paese, dopo aver fatto una esperienza all’estero credo sia fondamentale. Perchè poi la fuga dei cervelli all’estero è una cosa pericolosa per il nostro paese. Dobbiamo cercare di farli in qualche maniera ritornare. Noi abbiamo la nostra ricchezza e dobbiamo smettere di chiedere agli altri paesi di darci la propria ricchezza. Noi siamo ricchi. Noi siamo un popolo che ha un cervello e una cultura da vendere al mondo che fa paura, inestimabile. Diversamente da alcuni Italiani che ho conosciuto qua a Dublino ed in altre parti del mondo, io sono molto orgogliosa di essere Italiana.

Redazione: Lavori a Google Maps a Dublino. Quale differenza hai notato tra il lavoro in Irlanda e quello in Italia? Cosa è meglio, cosa è peggio?

Ho lavorato per grosse multinazionali anche quando ero in Italia. Quindi la tecnica di lavoro non è poi cambiata molto. Il target è importante, il lavoro di squadra è importante. Cosa che in Irlanda lo sento piu fattibile, lo vedo più realizzabile rispetto che in Italia. Per creare un team in Italia ci ho messo davvero tanto. Mentre probabilmente, come ad esempio può essere in Facebook, Google, Twitter, il team è proprio sbandierato fino all’ennesima potenza e risulta più semplice crearlo. Questo perchè c’è più coesione, ci sono più gatherings, più occasioni per stare insieme. Mentre in Italia entri in un ufficio la mattina, esci al termine del turno e vai a casa. Tendenzialmente fai due volte l’anno la cena con i colleghi, dopo di che è finita li. Non si crea quel tipo di rapporto o affiatamento. In Irlanda cè un approccio diverso al lavoro nel senso più pratico, più opportunità di fare carriera e possibilità di crescere all’interno dell’azienda. Questa è stata la motivazione per la quale ho lasciato l’Italia e mi sono presa veramente della sciocca perchè avevo un lavoro a tempo indeterminato che ho lasciato per venire a Dublino. Ma questa è anche una dimostrazione che io credo nel futuro del mio paese. Mentre la realtà come quella di Dublino è una opportunità di carriera all’estero che offre anche una crescita professionale, cosa che nel mio paese questo manca.

Redazione: Quali progetti hai per il futuro? Pensi di restare a Dublino per molto tempo?

Maggie: Non si sa mai. I miei progetti sono tanti. Perchè no, tra un anno potrei essere ancora a Dublino, visto che il mio contratto con Google sarà ancora in corso. Non lo sappiamo. Magari potrei provare una avventura in un altra capitale Europea che è in via di sviluppo in questo momento.

Donald Piccione Fondatore ed Editore di Tuttoirlanda, Donald vive a Dublino dal 2005 dove ha potuto assistere alla crescita ed al declino dell'economia Irlandese. Ha lavorato per Compagnie Multinazionali con ruoli e realtà differenti. Nel 2018 ha conseguito un Master in Marketing ed attualmente lavora come Digital Marketer a Dublino.

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